Dal film: La classe - Entre les murs - Clip F-006 Inizio : 00:09:17 - Fine: 00:13:22
Contenuto :
In classe, durante lo svolgimento di una lezione di francese sui significati di parole sconosciute, gli alunni si imbattono nel termine “austriaca”, sul quale inizia un confronto in aula. Il maestro dice ai ragazzi che l’Austria è molto piccola e che, quindi, questo termine si potrebbe anche ignorare: afferma semplicemente che il paese si trova a sud della Germania e che, se anche sparisse dal mappamondo, non se ne accorgerebbe nessuno. Successivamente, chiede ai ragazzi chi conosce un personaggio austriaco famoso.
Mentre continua l’analisi delle parole che i ragazzi non conoscono, sorge un altro interrogativo relativamente al motivo per cui il docente utilizzi sempre nomi di persone, come ad esempio “Bill”, che suonano palesemente “bianchi” e europei, e mai nomi che si potrebbero riportare ad altre origini. François, l'insegnante, si giustifica affermando che sarebbe molto difficoltoso usare nomi stranieri rappresentativi delle molteplici differenze culturali presenti in aula. I ragazzi insistono per scrivere un altro nome.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :
Dal film: La mia classe - Clip F-017 Inizio : 00:25:15 - Fine: 00:37:22
Contenuto :
Questa clip presenta una tipica lezione dell’insegnante, in perfetto stile freiriano. Qui, la parola generatrice è “casa”, la quale suscita ricordi, emozioni e pensieri che gli studenti comunicano alla classe e condividono. Lo stile di conduzione della lezione e della classe, da parte dell’insegnante, può essere il centro della visione in gruppo e delle riflessioni.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Diversi sono gli aspetti su cui si può focalizzare l'attenzione:
 
Dal film: La mia classe - Clip F-018 Inizio : 00:28:51 - Fine: 00:29:50
Contenuto :
In questa breve scena, il professore si trova di fronte a un problema privato di un alunno. Questi rivela al professore che, per ragioni amministrative, ha perso il diritto al permesso di soggiorno e, di conseguenza, non ha più il diritto di frequentare la scuola e di sostenere l’esame finale. Il professore, però, gli consente di continuare a venire a lezione, promettendogli che non rivelerà la sua condizione di clandestino.
Questa scena è contenuta anche nella clip F-017, ma può essere mostrata anche separatamente per riflettere su un tema diverso.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
In questa scena, il professore è messo esplicitamente di fronte a un vero e proprio dilemma morale: applicare la norma che gli imporrebbe di non accogliere più a lezione uno studente senza permesso di soggiorno, oppure far finta di nulla in modo da consentirgli di continuare a imparare l’italiano in un contesto dove il ragazzo si sente accettato e partecipe.
In sede formativa, questo dilemma può essere proposto in astratto, oppure chiedendo di mettersi dal punto di vista dell’insegnante del film: cosa avreste fatto se vi foste trovati in quella situazione? Oppure, ancora, si potrebbe interrompere la visione della clip prima di sentire la risposta dell’insegnante, e chiedere: secondo voi, cosa dirà? Su cosa baserà la sua scelta, su quali valori, morali e/o professionali? E voi, su che valori basate il vostro lavoro?
 
Dal film: Freedom Writers - Clip F-034 Inizio : 00:28:05 - Fine: 00:35:22
Contenuto :
La scena è ambientata all’interno della classe; la professoressa Gruwell, durante la lezione, scopre un foglio che viene fatto girare tra i banchi dei ragazzi. Il foglio, che contiene la caricatura di un individuo afroamericano, è indirizzato, in particolare, ad uno degli studenti della classe, con lo scopo di deriderlo per le sue sembianze. L’insegnante intercetta il foglio e rimane indignata dal gesto, iniziando così un confronto/scontro con gli alunni della classe, durante il quale tenta di spiegare, motivare e far comprendere la gravità dell’accaduto.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :
Dal film: Freedom Writers - Clip F-035 Inizio : 00:39:29 - Fine: 00:45:22
Contenuto :
La scena è svolta in classe. L’insegnante, a seguito di un’attenta analisi della situazione generale scolastica, si rende conto che la popolazione studentesca è suddivisa in gruppi etnici; prende coscienza, dunque, che non può iniziare a lavorare con i ragazzi se prima tra questi non vi sia una reale integrazione, fatta di cooperazione e accettazione. Propone dunque un’attività ludica: “Il gioco della linea”. Lo scopo dell’insegnante è quello di far comprendere e fare emergere agli occhi dei ragazzi non tanto le differenze che li allontanano, quanto ciò che li unisce. Durante lo svolgimento dell’attività ludica i ragazzi si trovano gli uni di fronte agli altri, si guardano negli occhi, si connettono con la loro sofferenza interiore, realizzando che ciascuno dei propri compagni di classe si trova in una condizione simile alla propria. Cominciano, dunque, a guardarsi diversamente: per la prima volta non si sentono più nemici. Al termine del gioco, la professoressa Gruwell avanza una seconda proposta educativa: la scrittura di un diario personale; ogni alunno sarà libero di decidere se condividerne la lettura con l’insegnante o con i compagni. È qui che ha inizio il tentativo della insegnante di instaurare un rapporto di fiducia e di rispetto con la classe.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :
Dal film: La brava moglie - Clip F-103 Inizio : 00:05:06 - Fine: 01:41:04
Contenuto :
Confronto tra i pilastri, intesi come i principi basilari dell'istituto di econosmia che vengono illustrati alle ragazze appena arrivate a scuola, e i pilistri "aggiornati" dopo le rivolte di Nanterre del '68.
ATTENZIONE
Il minutaggio indicato comprende scene intermedie che, in sede di formazione, si può evitare di mostrare. Si consiglia di proiettare i tre seguenti spezzoni l'uno dopo l'altro:
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
 
Dal libro: Il Paese sbagliato: Diario di un'esperienza didattica - Passo L-004 (Paura della morte) - Da pag. 383 - a pag. 387
Contenuto :
(Attività svolta con la classe quinta elementare)
“Ieri sera ho guardato il cinema e quando sono andata a letto ho pensato alla morte. Sembrava che nella camera ci fosse una persona che mi rispondesse e io chiacchieravo da sola. Pensavo: «Quando sarò grande mi sposerò, avrò dei figli e poi diventerò vecchia e dovrò morire. Ma perché sono nata?»
Ho detto a mia madre: «Mamma, ho paura della morte, ma voglio morire prima io di te così quando tu morirai io non soffrirò». Intanto pensavo che da morta mi chiuderanno nella cassa e mi porteranno al cimitero e dopo un po’ di giorni i vermi mi mangeranno, i vermi ingordi. Che brutta fine che farò” (Testo di Carolina, scritto in dialetto e pubblicato sul giornale tradotto in italiano).
Conversazione dei ragazzi.
Angelo: - La morte è brutta per chi ama la vita, invece chi soffre muore felice e dice: finalmente ho finito.
Mirella: - “Go finit de tribulà”, dicono quelli che soffrono.
Giovanna: - Chi ha un male e non guarisce più.
Tiberio: - Secondo me la morte è una cosa giusta perché nella vita c’è il bello e il brutto. Occorre anche la morte.
Cosetta: - Secondo me ogni persona ha il proprio pensiero sulla morte.
Umberta: - Gli arabi immaginano la morte come l’inizio di una nuova vita in un paradiso dove c’è tutto quello che in vita non avevano.
Lorena: - Per i cristiani la morte è brutta se hanno peccati e bella se hanno fatto bene perché pensano al paradiso.
Tiberio: - Certi cristiani che hanno colpe, per meritarsi il paradiso fanno del bene.
Donatella: - Hanno detto che dopo la morte comincia un’altra vita. Allora perché siamo nati per avere due vite? Non si poteva subito cominciare con l’altra vita, quella dell’anima? Cosa stiamo al mondo a fare: si nasce, si lavora, si mangia e si cresce e poi si muore. Se fosse una vita che continua allora ci sarebbe uno scopo per vivere. Ma così non capisco perché siamo nati.
Umberta: - Secondo me morire così non è giusto e allora c’è la vita soprannaturale come ricompensa.
Tiberio: - Chi non crede, cosa penserà quando muore?
Umberta: - Secondo me pensa che sarà chiuso in una bara e finisce così.
Tiberio: - Forse il ricordo lo fa vivere ancora un po’. Però io lo escludo perché quell’uomo non può essere ricordato com’era da vivo. Dopo un anno o due lo si dimentica.
Angelo: - A mia mamma è morta una sorella prima che io nascessi e se la ricorda ancora bene.
Cosetta: - Io ricordo benissimo tutti e tre i nonni morti e le loro abitudini.
Lorena: - Io il mio fratellino l’ho visto una sola volta ma non l’ho più dimenticato.
Giampietro: - Anch’io, mia sorella.
Angelo: - Il ricordo vive dentro di noi.
Donatella: - Se c’è il ricordo che mantiene “viva” la persona cara, perché si piange ai funerali?
Fiorella: - Perché lei è morta. Noi la ricordiamo ma non come se fosse viva e presente, è viva nella mente.
Lorena: - Se uno parte possiamo scrivere o telefonare, ma se uno muore non parla più.
Angelo: - Nel nostro ricordo il morto vive e parla.
Mirella: - Nel sogno si può parlare con le persone morte.
Cosetta: - Non solo resta il ricordo, ma resta quello che ha fatto. Garibaldi è morto da tanti anni ma è rimasto quello che lui ha fatto, e così Giotto e altri. Altro esempio: Giuseppe Montanelli non l’abbiamo conosciuto ma sappiamo cosa ha pensato.
Donatella: - Ricordiamo il suo pensiero. È da lì che si conosce una persona, non dalla faccia o dalla sta
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Riflettere sulla distanza culturale fra l’epoca di Mario Lodi e l’attuale per quanto riguarda la propensione dei bambini ad argomentare su temi di rilevanza morale.
 
Dal libro: Il Paese sbagliato: Diario di un'esperienza didattica - Passo L-005 (Lettera di un prof) - Da pag. 391 - a pag. 397
Contenuto :
(Attività svolta con la classe quinta elementare)
“Cari amici,
leggo e rileggo con piacere ed attenzione le vostre riflessioni su INSIEME, e vi devo dire francamente che la via che avete imboccato mi sembra quella migliore.
Insegno in una scuola media della provincia di Torio, a Torre Pellice, già vicino al confine con la Francia; con i miei ragazzi parlo spesso del loro avvenire, del lavoro o degli studi che vorranno intraprendere alla fine della scuola media. Da queste conversazioni ho imparato moltissimo, sono entrato a far parte del loro – e vostro – mondo e ho capito che molte cose richieste dai “programmi” possono anche essere inutili.
Vorrei ora chiedere a voi che cosa vi aspettate dalla scuola media, che cosa pensate che vi debba dare e a che cosa vi debba servire per la vita futura. Credo che molti di voi si saranno già posti questa domanda, adesso che state per lasciare la scuola elementare.
Aspetto una vostra risposta o gli appunti di una vostra discussione, anche per mezzo del vostro INSIEME!
Un caro augurio di buon lavoro a tutti,
Vostro Roberto Eynard”.
Anche al nostro amico professore rispondemmo pubblicando sul giornale la conversazione.
Tiberio: - Secondo me alla media dànno troppi compiti come: francese, italiano, latino, matematica, scienze, storia. I compiti sono da escludere perché dopo cinque ore il ragazzo ha diritto di riposare.
Antonio: - Mio cugino mi ha raccontato che i professori sono molti e quindi compiti e lezioni sono numerosi. I professori sono molto severi, tutti i ragazzi dovevano sapere la lezione altrimenti facevano la nota. Non è come noi che se uno non sa una cosa gliela spieghiamo diverse volte. Per lui era pesante la scuola. Quando il professore, col dito, scorreva l’elenco dei nomi da interrogare, mio cugino batteva i denti, aveva paura. Non perché non studiava ma perché le materie erano troppe e non poteva tenerle nella mente tutte.
Lorena: - Mia zia “aveva paura” dei compiti. Siccome non poteva ricordare tutto, aveva paura che il professore interrogasse lei. Per me sarebbe giusto dare compiti, ma non un’esagerazione come ora.
Fabio: - Quando uscivo alle quattro da scuola e andavo a giocare, vedevo mia sorella che dall’una era ancor
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Riflettere sulla distanza culturale fra l’epoca di Mario Lodi e l’attuale per quanto riguarda la propensione dei bambini ad argomentare su temi di rilevanza morale.
 
Dal libro: Precious - Passo L-007 (Precious non si fida della psicologa) - Da pag. 119 - a pag. 124
Contenuto :
Io e Miss Weiss nella stanza dei collocui. Mi fa qualè il mio primo ricordo di mami.
Huh?
“Qual è il primo ricordo che hai di tua madre?”
Settimana scorsa era papi papi. Sta settimana ce la su colla mami. Non gli dico niente.
“Precious?”
Non cela faccio ne a muovermi ne a parlare. Come in seconda elementare, sono parallizata. Sono stufa che questa tipa mi fa domande. E poi ho bisogno che qualcuno mi parla, ma non sta bagassa. Pero qua la stanza e bella, capito, finestrona grande panoramica mobilia verde scura di pelle quadri sul muro. Io sono su un divanone verde. Lei dietro la scrivania su una sedia girevole. Di fianco cià il suo archivio.
“Posso offrirti qualcosa?”
“Bibita.” Non dico aqua. Laqua me la piglio da me. Lei lo sa che non ho i soldi. Lunico modo per bere una bibita è se me la compra lei. Ce giù la macchina nella lavanderia. Cè il regolamento del Reinserimento – il personale non deve dare dei soldi ai clienti (diciamolo pure che certe di queste bagasse che fanno tanto le superiori una volta erano tossiche del crack).
“Che bibita?”
“Cherry Coke.”
Appena si chiude la porta mi alzo. Mi muovo veloce senza far rumore. Ma dentro ciò come una tortura lenta mi muovo come se mi muovevo nella colla. Nervosa, sento il mio sudore che puzza. Se adesso mi becca io mi rivolto e la sbatto col culo in terra sta pallida di merda. Il problema non e il crack ma i pallidi! dice Farrakhan. Dietro la sua scrivania cè un grosso archivio. Un cassetto A-J laltro cassetto K-Z. Jones, Jones (è un nome che cianno in tanti); P Jones niente, ahgià, ciavranno l’altro! Saro sotto Claireece Jones. Grande, eccolo lì. JONES, CLAIREECE P. e sotto il mio nome, il numero della sistenza, 015-11-9153. Io volo a siedermi sulla sedia grossa e verde, ficco il dosié nel mio zainetto. Quando Miss Weiss rientra mi stò asciugando il sudore della fronte.
“Fa caldo qui dentro eh?”, fa lei.
“Esatto”, faccio. Mi da la coca. Le dico grazzie.
“Mentre ero assente ti è venuto in mente qualcosa?”
Faccio di no colla testa.
“Lo sai che puoi scrivere sul quaderno tra un colloquio e l’altro…”
“Io
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Discutere il possibile ruolo della scuola nell’inclusione e nel riscatto di giovani provenienti da situazioni di grave degrado socioeconomico e morale.
 
Dal libro: I turbamenti del giovane Törless - Passo L-008 (Lo strano interrogatorio di Törless) - Da pag. 174 - a pag. 179
Contenuto :
Il giorno dopo, quando gli allievi furono chiamati ad uno ad uno per essere interrogati, Törless era scomparso.
Era stato visto per l’ultima volta la sera prima, chino su un quaderno che in apparenza stava leggendo.
Fu cercato in tutto l’edificio. Beineberg in segreto sgattaiolò a vedere se non era nel nascondiglio in soffitta.
Finalmente fu chiaro che era fuggito dall’istituto e vennero informate le autorità, con la raccomandazione di trattarlo benevolmente.
Intanto era incominciata l’inchiesta.
Reiting e Beineberg, credendo che Törless fosse fuggito per paura delle loro minacce, si sentirono in dovere di stornare da lui ogni sospetto e lo difesero vivacemente.
Gettarono ogni colpa su Basini e tutta la classe testimoniò come un sol uomo che Basini era un ladro e un indegno, che ai più benintenzionati tentativi di correggerlo aveva risposto solo con nuove ricadute. Reiting solennemente dichiarò che lui e Beineberg capivano di aver sbagliato, ma che avevano agito solo per compassione, per non lasciare che un compagno fosse deferito ai superiori per il castigo prima di aver esaurito tutti i mezzi di benevola correzione. E di nuovo tutta la classe giurò che i maltrattamenti a Basini erano stati un’esplosione spontanea perché costui aveva risposto con la peggiore e più volgare ironia ai nobili sentimenti di coloro che intendevano risparmiarlo.
In breve fu una commedia ben architettata, messa in scena con molta abilità da Reiting, in cui vennero fatti risonare tutti gli accenti moralistici atti ad accarezzare gli orecchi degli insegnanti.
Basini conservò sempre un silenzio ostinato. Era ancora paralizzato dal terrore per i fatti di due giorni prima, e la solitudine in cui era confinato, insieme con il tranquillo, obiettivo andamento delle indagini era già per lui una liberazione. Desiderava soltanto che tutto finisse al più presto. D’altronde Reiting e Beineberg non avevano mancato di minacciargli la più atroce vendetta se avesse osato comunque accusarli.
Poi Törless fu riportato all’istituto. L’avevano ritrovato nella città vicina, affamato e stanco morto.
Ora la sua fuga sembrava l’unico punto oscuro di tutta la faccenda. Ma la situazione gli era favorevole. Beineberg e Reiting avevano preparato bene il terreno, parlando del nervosismo da lui dimostrato negli ultimi tempi, della sensibilità morale per cui considerava un delitto il non aver subito denunziato i fatti pur conoscendoli fin da principio, ed era convinto di esser diventato così parzialmente responsabile della catastrofe.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Riflettere su come si manifestano i rapporti di forza, per lo più impliciti, nella scuola di oggi fra docenti e alunni, e fra alunni di diversa estrazione sociale.
 
Dal libro: La classe - Passo L-010 (Chiacchiere in pausa caffè) - Da pag. 100 - a pag. 102
Contenuto :
Seduta accanto, Rachel s’è data un tono professionale.
- Vorrei parlarti di una cosa.
- Ah sì?
- Lunedì c’è stato uno scontro in terza C. Ho sentito Hakim che diceva “sporco ebreo” a Gibran perché non voleva dargli un foglio, per cui li ho rimproverati, gli ho detto che non si faceva, e lì hanno sbroccato, ti giuro per mezz’ora c’è stato un casino tremendo, non sono riuscita a spiegarmi, è stato un inferno. Quando sono usciti mi sono messa a piangere, per darti un’idea. Non riesco a restare calma su quell’argomento lì. Mi tocca sul vivo e non ci riesco.
- Ah sì?
- Forse tu ci riusciresti.
- Chi lo sa.
- Mi ha deluso soprattutto Sandra. Ha detto: Io comunque sono razzista con gli ebrei e ci resto per tutta la vita. Tu li hai oggi?
- No. Solo dopodomani.
- Ci proverai?
- Vediamo quello che si può fare.
Danièle era incollata da mezz’ora al telefono.
- Sì, buongiorno, avrei bisogno di parlarle di suo figlio, e la invito a una riunione per la prossima settimana.
Géraldine aveva tettine da leccare ed era appena arrivata.
- Che fai?
Danièle ha messo una mano intorno al telefono.
- Sto chiamando i genitori degli studenti della quinta A. Non ti dico che palle.
Gilles avrebbe potuto farsi una collana con le occhiaie.
- Tanto ormai è tardi, non è che adesso puoi cambiare qualcosa. Lo stesso con le quarte.
Léopold, “Evil’s Waiting For You”.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Riflessione sulla morale implicita e gli eventuali pregiudizi che un insegnante individua in se stesso.
 
Dal libro: Americana - Passo L-016 (Lezioni e distrazioni) - Da pag. 0 - a pag. 0
Contenuto :
All’inizio avevo fatto amicizia con un ragazzo di nome Leonard Zajac, conosciuto fra i luminari del circolo dei poeti come il Piccolo Foruncoloso. Frequentavamo varie lezioni insieme e mi colpivano molto il suo sarcasmo pronto e nervoso, la sua iconoclastia, il modo in cui sapeva rivoltare come un guanto le idee recepite da tutti e conferire significati nuovi senza necessariamente credere nella propria interpretazione più che nell’originaria. Leonard era un ragazzo obeso e solitario, con la nuca cosparsa di furiose eruzioni violacee. Gli altri gli rivolgevano la parola solo quando era strettamente indispensabile e perfino gli insegnanti facevano del loro meglio per ignorare la sua esistenza. La grassezza, la pelle devastata, i vestiti trasandati da ghetto apparivano tragicamente fuori posto nel panorama lustro della California meridionale. Leonard passava un sacco di tempo in biblioteca. Io e lui andavamo d’accordo. Sentivo che poteva aiutarmi a rendere la mia mente uno strumento preciso e affilato. Kinch. Lama di coltello. Leonard era generoso con il suo tempo e le sue idee. Non c’era voluto molto prima che iniziassi a immaginarmelo nelle vesti di brillante autore di satira e critico di costumi, un personaggio di grandezza swiftiana, un fenomeno postrinascimentale, un falò intorno al quale ci radunavamo tutti in cerca di saggezza e calore. Ai miei occhi di diciottenne, la vita di Leonard esercitava una certa attrattiva. L’acne cronica e l’obesità fanno presto a cancellare ogni illusione: meglio fare della solitudine un’amica e della biblioteca il proprio grembo materno e santuario. Poi, di colpo, era crollato tutto. Un giorno Leonard mi confidò di essersi innamorato di Page Talbot. Page era una ragazza del Kansas dai lunghi capelli biondi, il tipo di donna che a tre metri di distanza sembra uno schianto, mentre da vicino si notano gli occhi verdi slavati, la pelle giallastra e l’assoluta inespressività del viso che faceva pensare a una donna adulta tuttora in lutto per la morte del coniglietto di quando era piccola. Ma quando si avvicinava o la si vedeva passare, con quegli ancheggiamenti che sembrava incapace di controllare, in jeans candeggiati dalla salsedine e camicia di tela grezza blu, ci dava la sensazione che per lei saremmo stati disposti a seguirla a piedi fino a Kansas City. Un giorno, in biblioteca, Leonard mi raccontò le sue fantasie. Immaginava di fare l’amore con lei sott’acqua, a cavallo, sulle cattedre dei professori, dentro le cabine telefoniche. Poi disse che avrebbe voluto essere come me, che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di essere come me, in forma, bello, richiesto da tutti. La sua confessione aveva ottenuto l’effetto di sbilanciare in modo bizzarro il mio baricentro mentale. Quella sera ero andato a trovare Page Talbot in camera sua. Portavo calzoni sportivi beige, la migliore approssimazione possibile delle uniformi fresche e inamidate dell’Esercito degli Stati Uniti. Le ero apparso sulla soglia pensando a Burt Lancaster sotto la pioggia in attesa che Deborah Kerr gli apra la porta. La mia carriera di intellettuale era finita.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Osservare la dinamica della costituzione di modelli nella relazione scolastica e amicale dei due personaggi.