Educazione morale scolastica
Repertorio materiali didattici

Materiali didattici

Materiali didattici relativi alla tematica:
Emarginazione sociale

Clip da Film

Dal film: Diario di un maestro - Clip F-005  Inizio : 00:31:08 - Fine: 00:37:28

Contenuto :

La clip è tratta dalla prima puntata dello sceneggiato.

In questa prima puntata, il maestro, appena giunto come supplente nella scuola che gli è stata assegnata dal Provveditorato, cerca di analizzare il contesto in cui si trova, visto il forte indice di assenze registrate dagli scolari. Il maestro sollecita la vicepreside a prendere in considerazione questo fenomeno, ma lei risponde che sono già state prese delle misure preventive inviando delle lettere a casa alle famiglie per informarle delle assenze dei figli. Il maestro si trova in disaccordo con questo metodo poiché ritiene che "un semplice foglio di carta" non basti per convincere i ragazzi a venire a scuola e, così, decide di cercare personalmente gli alunni nel quartiere, per comprendere le motivazioni della mancata frequenza scolastica. In questo modo, il maestro D'Angelo scopre una situazione sociale particolarmente difficile.

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Mentre gira per la borgata alla ricerca degli alunni, il maestro si rende conto delle condizioni di arretratezza, di degrado sociale e di povertà in cui la maggior parte di loro vive. Ciò lo aiuta a capire che il problema dell’inserimento precoce dei ragazzi nel mondo del lavoro sorge anche a seguito delle necessità economiche. Ritiene essenziale, quindi, parlare con le famiglie per sottolineare l’importanza dell’istruzione per il futuro dei loro figli anche se, in alcuni casi, la questione appare molto delicata.

Al giorno d’oggi, è ancora pensabile che un insegnante vada personalmente a cercare i suoi alunni casa per casa? Un'azione di questo tipo, fa o non fa parte dei suoi compiti? Quali alternative avrebbe potuto avere il maestro del film? E quali può avere un insegnante di oggi per tentare di convincere i suoi alunni a tornare a scuola?

Nel momento in cui i ragazzi abbandonano le mura scolastiche, spesso risulta difficile mettere in pratica interventi concreti. Quali azioni può mettere in atto l’insegnante per prevenire il fenomeno del drop out?

È corretto tentare di stabilire un legame con gli studenti anche fuori dalle mura scolastiche per incentivare pratiche inclusive? O si rischierebbe, dopo, di perdere il ruolo tipico del docente?

Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :

Questa clip può far riflettere i preadolescenti sulle condizioni di vita e di scolarità dei loro coetanei.

A seconda del contesto in cui ci si trova, si può far riflettere gli allievi sul fatto che ancor oggi, e non lontano da noi, ci sono bambini che non vanno a scuola e che, spesso non percepiscono nemmeno la sua mancanza nella loro crescita. Oppure, in contesti dove il fenomeno dell'abbandono è ben conosciuto dai ragazzi, si può riflettere sulle sue cause e le sue conseguenze, sulle responsabilità sociali che si hanno (solo dei genitori?) e su possibili soluzioni al problema; il tutto, cercando di evitare un tono moralistico di condanna dei bambini che lasciano la scuola e delle loro famiglie.

Qualche pagina della Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana (1967), può forse essere un utile complemento alla visione di questa clip: per es., i parr. "Nati diversi?" e "Toccava a voi".

Dal film: La mia classe - Clip F-018  Inizio : 00:28:51 - Fine: 00:29:50

Contenuto :

In questa breve scena, il professore si trova di fronte a un problema privato di un alunno. Questi rivela al professore che, per ragioni amministrative, ha perso il diritto al permesso di soggiorno e, di conseguenza, non ha più il diritto di frequentare la scuola e di sostenere l’esame finale. Il professore, però, gli consente di continuare a venire a lezione, promettendogli che non rivelerà la sua condizione di clandestino.

Questa scena è contenuta anche nella clip F-017, ma può essere mostrata anche separatamente per riflettere su un tema diverso.

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

In questa scena, il professore è messo esplicitamente di fronte a un vero e proprio dilemma morale: applicare la norma che gli imporrebbe di non accogliere più a lezione uno studente senza permesso di soggiorno, oppure far finta di nulla in modo da consentirgli di continuare a imparare l’italiano in un contesto dove il ragazzo si sente accettato e partecipe.

In sede formativa, questo dilemma può essere proposto in astratto, oppure chiedendo di mettersi dal punto di vista dell’insegnante del film: cosa avreste fatto se vi foste trovati in quella situazione? Oppure, ancora, si potrebbe interrompere la visione della clip prima di sentire la risposta dell’insegnante, e chiedere: secondo voi, cosa dirà? Su cosa baserà la sua scelta, su quali valori, morali e/o professionali? E voi, su che valori basate il vostro lavoro?

 

Dal film: Freedom Writers - Clip F-035  Inizio : 00:39:29 - Fine: 00:45:22

Contenuto :

La scena è svolta in classe. L’insegnante, a seguito di un’attenta analisi della situazione generale scolastica, si rende conto che la popolazione studentesca è suddivisa in gruppi etnici; prende coscienza, dunque, che non può iniziare a lavorare con i ragazzi se prima tra questi non vi sia una reale integrazione, fatta di cooperazione e accettazione. Propone dunque un’attività ludica: “Il gioco della linea”. Lo scopo dell’insegnante è quello di far comprendere e fare emergere agli occhi dei ragazzi non tanto le differenze che li allontanano, quanto ciò che li unisce. Durante lo svolgimento dell’attività ludica i ragazzi si trovano gli uni di fronte agli altri, si guardano negli occhi, si connettono con la loro sofferenza interiore, realizzando che ciascuno dei propri compagni di classe si trova in una condizione simile alla propria. Cominciano, dunque, a guardarsi diversamente: per la prima volta non si sentono più nemici. Al termine del gioco, la professoressa Gruwell avanza una seconda proposta educativa: la scrittura di un diario personale; ogni alunno sarà libero di decidere se condividerne la lettura con l’insegnante o con i compagni. È qui che ha inizio il tentativo della insegnante di instaurare un rapporto di fiducia e di rispetto con la classe.

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

  • Cosa è accaduto ai ragazzi durante il gioco che la professoressa Gruwell ha proposto in classe, quando ha tracciato una riga a metà dell’aula? Come si sono sentiti gli studenti? Vi capita di utilizare attività ludiche anche con i ragazzi più grandi? Quali? Qual era la vostra finalità educativa? E quali sono stati i risultati ottenuti? Conoscete qualche attività che può risultare utile nelle classi con una forte presenza di alunni stranieri? Se sì, la proporresti o le hai proposte nella tua classe?
  • Tramite la proposta dell’attività ludica, la professoressa Gruwell dimostra l’intenzione di voler dare voce al mondo interiore dei suoi alunni: A vostro avviso, è importante dare spazio a questa componente durante la quotidianità didattica? Perché? Perché è importante per l’alunno sentirsi accettato e rispettato come individuo? Che risvolti può avere sul rendimento scolastico?

Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :

  • Vi è mai capitato che un vostro insegnante vi coinvolgesse in un'attività ludica? Come vi siete sentiti? Qual è stata la vostra reazione inziale? Avete riflettuto su ciò che è emerso durante lo svolgimento del gioco? Nel caso siate parte di una classe culturalmente variegata, sono state svolte delle attività finalizzate all'inclusione? Se sì, quali? 
  • Quanto è importante per voi che i vostri insegnanti si interessino a ciò che vi accade nella vita fuori dalla scuola? È qualcosa che apprezzate o che vi infastidisce?

Dal film: Freedom Writers - Clip F-038  Inizio : 01:17:13 - Fine: 01:12:00

Contenuto :

La professoressa Gruwell, dopo il rientro dalle vacanze, presenta le attività che insieme svolgeranno nell’anno scolastico a venire. Per dare il benvenuto ai propri studenti, propone un “brindisi al cambiamento”, chiedendo di levare i calici per salutare la persona che sono stati fino a quel momento e dare il benvenuto a coloro che saranno da quel giorno in poi. Gli studenti, dopo un iniziale momento di imbarazzo, decidono di partecipare alla proposta della professoressa Gruwell, dando voce ai loro vissuti e alle loro speranze.

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

  • La professoressa Gruwell, con il suo discorso iniziale, dimostra di avere una relazione profonda con i propri studenti e, in un certo senso, di aver abbattuto i muri che regolavano le relazioni scolastiche alla Woodrow Wilson High School. Vi ritrovate nel modello da lei proposto? Perché?  Quali sono i ruoli e i confini in cui i docenti sono chiamati a rispondere, constatando la fondamentale importanza per i giovani di avere una guida?
  • Dal vostro punto di vista, come valutate la promozione di momenti finalizzati allo scambio/narrazione dei propri vissuti? Quali conseguenze possono avere momenti come questi? Perché?
  • La clip ritrae un momento nel quale gli studenti mostrano di essere legati gli uni agli altri: a vostro avviso, quanto è determinante il ruolo dell'insegnante nella costruzione delle relazioni tra pari? Perché?

Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :

  • La professoressa Gruwell propone ai propri studenti un momento di condivisione dei propri vissuti, durante il quale chiede ai propri ragazzi di mettersi in gioco: vi è mai capitato di essere coinvolti in situazioni simili? Se sì, come vi siete sentiti? Se no, vi piacerebbe sperimentarli e come li valutereste? Quali conseguenze hanno avuto o potrebbero avere momenti come questi? Perché?
  • La clip ritrae un momento nel quale gli studenti mostrano di essere molto legati gli uni agli altri, nonostante le difficoltà attraversate: a vostro avviso, è determinante il ruolo dell'insegnante nella costruzione delle relazioni tra pari? Perché?

Passi da Libro

Dal libro: Il Paese sbagliato: Diario di un'esperienza didattica - Passo L-005   (Lettera di un prof) - Da pag. 391 - a pag. 397

Contenuto :

(Attività svolta con la classe quinta elementare)

 

“Cari amici,

leggo e rileggo con piacere ed attenzione le vostre riflessioni su INSIEME, e vi devo dire francamente che la via che avete imboccato mi sembra quella migliore.

Insegno in una scuola media della provincia di Torio, a Torre Pellice, già vicino al confine con la Francia; con i miei ragazzi parlo spesso del loro avvenire, del lavoro o degli studi che vorranno intraprendere alla fine della scuola media. Da queste conversazioni ho imparato moltissimo, sono entrato a far parte del loro – e vostro – mondo e ho capito che molte cose richieste dai “programmi” possono anche essere inutili.

Vorrei ora chiedere a voi che cosa vi aspettate dalla scuola media, che cosa pensate che vi debba dare e a che cosa vi debba servire per la vita futura. Credo che molti di voi si saranno già posti questa domanda, adesso che state per lasciare la scuola elementare.

Aspetto una vostra risposta o gli appunti di una vostra discussione, anche per mezzo del vostro INSIEME!

Un caro augurio di buon lavoro a tutti,

 

Vostro Roberto Eynard”.

 

Anche al nostro amico professore rispondemmo pubblicando sul giornale la conversazione.

 

Tiberio: - Secondo me alla media dànno troppi compiti come: francese, italiano, latino, matematica, scienze, storia. I compiti sono da escludere perché dopo cinque ore il ragazzo ha diritto di riposare.

Antonio: - Mio cugino mi ha raccontato che i professori sono molti e quindi compiti e lezioni sono numerosi. I professori sono molto severi, tutti i ragazzi dovevano sapere la lezione altrimenti facevano la nota. Non è come noi che se uno non sa una cosa gliela spieghiamo diverse volte. Per lui era pesante la scuola. Quando il professore, col dito, scorreva l’elenco dei nomi da interrogare, mio cugino batteva i denti, aveva paura. Non perché non studiava ma perché le materie erano troppe e non poteva tenerle nella mente tutte.

Lorena: - Mia zia “aveva paura” dei compiti. Siccome non poteva ricordare tutto, aveva paura che il professore interrogasse lei. Per me sarebbe giusto dare compiti, ma non un’esagerazione come ora.

Fabio: - Quando uscivo alle quattro da scuola e andavo a giocare, vedevo mia sorella che dall’una era ancor

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Riflettere sulla distanza culturale fra l’epoca di Mario Lodi e l’attuale per quanto riguarda la propensione dei bambini ad argomentare su temi di rilevanza morale.

 

Dal libro: Un ragazzo - Passo L-006   (Una nuova scuola per Marcus) - Da pag. 18 - a pag. 22

Contenuto :

La notte dopo il suo primo giorno di scuola Marcus si svegliò ogni mezz’ora o quasi. Se ne accorse dalle lancette luminose del suo orologio a forma di dinosauro: 22.41, 23.19, 23.55, 0.35, 0.55, 1.31… Non riusciva a crederci che sarebbe dovuto ritornare la mattina dopo e la mattina dopo ancora e la mattina dopo ancora e… be’, poi ci sarebbe stato il week-end, ma in un modo o nell’altro ogni mattina per il resto della sua vita, più o meno. Ogni volta che si svegliava il suo primo pensiero era che ci doveva essere un sistema per superare quell’orribile sensazione, o aggirarla, o anche conviverci; ogni volta che si era agitato per qualcosa in passato, di solito era sempre saltata fuori una qualche risposta, che di solito prevedeva di raccontare a sua mamma che cosa lo preoccupava. Ma questa volta non c’era niente che lei potesse fare. Non l’avrebbe trasferito in un’altra scuola, e comunque le cose non sarebbero cambiate granché. Lui sarebbe rimasto com’era, e questo, gli sembrava, era il problema di fondo.

Semplice: non era fatto per la scuola. Non per le medie, almeno. Tutto qui. E come facevi a spiegarlo? Potevi non essere adatto per alcune cose (sapeva già di non essere fatto per le feste, perché era troppo timido, o per i pantaloni larghi, perché aveva le gambe troppo corte) ma non essere fatto per la scuola era un problema grosso. Tutti andavano a scuola. Non c’era verso di evitarla. Sapeva che alcuni bambini studiavano a casa con i loro genitori, ma sua mamma non poteva farlo perché andava a lavorare. A meno che non la pagasse lui perché gli facesse da insegnante; ma non molto prima gli aveva detto di prendere trecentocinquanta sterline a settimana per il suo lavoro. Trecentocinquanta sterline a settimana! Dove avrebbe rimediato tutti quei soldi? Non certo consegnando giornali a domicilio. E a parte Macaulay Culkin non gli veniva in mente nessun altro che non andasse a scuola. Una volta avevano fatto vedere qualcosa su di lui alla tv, un sabato mattina, e dicevano che prendeva lezioni private in una specie di roulotte. Qualcosa del genere poteva anche andar bene, pensò. Più che bene, perché Macaulay Culkin probabilmente beccava trecentocinquanta sterline a settimana, forse anche di più, e questo voleva dire che se fosse stato Macaulay Culkin avrebbe potuto pagare sua mamma perché le lezioni gliele facesse lei. Ma essere Macaulay Culkin significava essere bravo a recitare, allora poteva anche scordarselo: in recitazione faceva veramente cagare perché odiava stare in piedi di fronte alla gente. Che era il motivo per cui odiava la scuola. Che era il motivo per cui voleva essere Macaulay Culkin. Che era il motivo per cui non sarebbe mai stato Macaulay Culkin neanche tra mille anni, figuriamoci tra qualche giorno. L’indomani sarebbe dovuto andare a scuola. 

Per tutta la notte i suoi pensieri furono come boomerang: un’idea sfrecciava via lontana, coprendo tutta la distanza fino a una roulotte a Hollywood e per un momento, quando si era allontanato il più possibile dalla scuola e dalla realtà, si sentiva abbastanza felice; poi l’idea cominciava il viaggio di ritorno, lo colpiva in testa e lo trascinava nello stesso identico posto da cui era partito. E il mattino continuava implacabile ad avvincinarsi.

A colazione rimase in silenzio. “Ti abituerai” disse sua mamma, probabilmente perché aveva l’aria triste, mentre mangiava i

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Portare esperienze personali di facilitazione della relazione docente-alunno in casi di emarginazione personale e sociale.

 

Dal libro: Precious - Passo L-007   (Precious non si fida della psicologa) - Da pag. 119 - a pag. 124

Contenuto :

Io e Miss Weiss nella stanza dei collocui. Mi fa qualè il mio primo ricordo di mami.

Huh?

“Qual è il primo ricordo che hai di tua madre?”

Settimana scorsa era papi papi. Sta settimana ce la su colla mami. Non gli dico niente.

“Precious?”

Non cela faccio ne a muovermi ne a parlare. Come in seconda elementare, sono parallizata. Sono stufa che questa tipa mi fa domande. E poi ho bisogno che qualcuno mi parla, ma non sta bagassa. Pero qua la stanza e bella, capito, finestrona grande panoramica mobilia verde scura di pelle quadri sul muro. Io sono su un divanone verde. Lei dietro la scrivania su una sedia girevole. Di fianco cià il suo archivio.

“Posso offrirti qualcosa?”

“Bibita.” Non dico aqua. Laqua me la piglio da me. Lei lo sa che non ho i soldi. Lunico modo per bere una bibita è se me la compra lei. Ce giù la macchina nella lavanderia. Cè il regolamento del Reinserimento – il personale non deve dare dei soldi ai clienti (diciamolo pure che certe di queste bagasse che fanno tanto le superiori una volta erano tossiche del crack).

“Che bibita?”

“Cherry Coke.”

Appena si chiude la porta mi alzo. Mi muovo veloce senza far rumore. Ma dentro ciò come una tortura lenta mi muovo come se mi muovevo nella colla. Nervosa, sento il mio sudore che puzza. Se adesso mi becca io mi rivolto e la sbatto col culo in terra sta pallida di merda. Il problema non e il crack ma i pallidi! dice Farrakhan. Dietro la sua scrivania cè un grosso archivio. Un cassetto A-J laltro cassetto K-Z. Jones, Jones (è un nome che cianno in tanti); P Jones niente, ahgià, ciavranno l’altro! Saro sotto Claireece Jones. Grande, eccolo lì. JONES, CLAIREECE P. e sotto il mio nome, il numero della sistenza, 015-11-9153. Io volo a siedermi sulla sedia grossa e verde, ficco il dosié nel mio zainetto. Quando Miss Weiss rientra mi stò asciugando il sudore della fronte. 

“Fa caldo qui dentro eh?”, fa lei.

“Esatto”, faccio. Mi da la coca. Le dico grazzie.

“Mentre ero assente ti è venuto in mente qualcosa?”

Faccio di no colla testa.

“Lo sai che puoi scrivere sul quaderno tra un colloquio e l’altro…”

“Io

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Discutere il possibile ruolo della scuola nell’inclusione e nel riscatto di giovani provenienti da situazioni di grave degrado socioeconomico e morale.

 

Dal libro: I turbamenti del giovane Törless - Passo L-008   (Lo strano interrogatorio di Törless) - Da pag. 174 - a pag. 179

Contenuto :

Il giorno dopo, quando gli allievi furono chiamati ad uno ad uno per essere interrogati, Törless era scomparso. 

Era stato visto per l’ultima volta la sera prima, chino su un quaderno che in apparenza stava leggendo.

Fu cercato in tutto l’edificio. Beineberg in segreto sgattaiolò a vedere se non era nel nascondiglio in soffitta.

Finalmente fu chiaro che era fuggito dall’istituto e vennero informate le autorità, con la raccomandazione di trattarlo benevolmente.

Intanto era incominciata l’inchiesta.

Reiting e Beineberg, credendo che Törless fosse fuggito per paura delle loro minacce, si sentirono in dovere di stornare da lui ogni sospetto e lo difesero vivacemente.

Gettarono ogni colpa su Basini e tutta la classe testimoniò come un sol uomo che Basini era un ladro e un indegno, che ai più benintenzionati tentativi di correggerlo aveva risposto solo con nuove ricadute. Reiting solennemente dichiarò che lui e Beineberg capivano di aver sbagliato, ma che avevano agito solo per compassione, per non lasciare che un compagno fosse deferito ai superiori per il castigo prima di aver esaurito tutti i mezzi di benevola correzione. E di nuovo tutta la classe giurò che i maltrattamenti a Basini erano stati un’esplosione spontanea perché costui aveva risposto con la peggiore e più volgare ironia ai nobili sentimenti di coloro che intendevano risparmiarlo.

In breve fu una commedia ben architettata, messa in scena con molta abilità da Reiting, in cui vennero fatti risonare tutti gli accenti moralistici atti ad accarezzare gli orecchi degli insegnanti.

Basini conservò sempre un silenzio ostinato. Era ancora paralizzato dal terrore per i fatti di due giorni prima, e la solitudine in cui era confinato, insieme con il tranquillo, obiettivo andamento delle indagini era già per lui una liberazione. Desiderava soltanto che tutto finisse al più presto. D’altronde Reiting e Beineberg non avevano mancato di minacciargli la più atroce vendetta se avesse osato comunque accusarli.

Poi Törless fu riportato all’istituto. L’avevano ritrovato nella città vicina, affamato e stanco morto. 

Ora la sua fuga sembrava l’unico punto oscuro di tutta la faccenda. Ma la situazione gli era favorevole. Beineberg e Reiting avevano preparato bene il terreno, parlando del nervosismo da lui dimostrato negli ultimi tempi, della sensibilità morale per cui considerava un delitto il non aver subito denunziato i fatti pur conoscendoli fin da principio, ed era convinto di esser diventato così parzialmente responsabile della catastrofe. 

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Riflettere su come si manifestano i rapporti di forza, per lo più impliciti, nella scuola di oggi fra docenti e alunni, e fra alunni di diversa estrazione sociale.

 

Dal libro: Americana - Passo L-016   (Lezioni e distrazioni) - Da pag. 0 - a pag. 0

Contenuto :

All’inizio avevo fatto amicizia con un ragazzo di nome Leonard Zajac, conosciuto fra i luminari del circolo dei poeti come il Piccolo Foruncoloso. Frequentavamo varie lezioni insieme e mi colpivano molto il suo sarcasmo pronto e nervoso, la sua iconoclastia, il modo in cui sapeva rivoltare come un guanto le idee recepite da tutti e conferire significati nuovi senza necessariamente credere nella propria interpretazione più che nell’originaria. Leonard era un ragazzo obeso e solitario, con la nuca cosparsa di furiose eruzioni violacee. Gli altri gli rivolgevano la parola solo quando era strettamente indispensabile e perfino gli insegnanti facevano del loro meglio per ignorare la sua esistenza. La grassezza, la pelle devastata, i vestiti trasandati da ghetto apparivano tragicamente fuori posto nel panorama lustro della California meridionale. Leonard passava un sacco di tempo in biblioteca. Io e lui andavamo d’accordo. Sentivo che poteva aiutarmi a rendere la mia mente uno strumento preciso e affilato. Kinch. Lama di coltello. Leonard era generoso con il suo tempo e le sue idee. Non c’era voluto molto prima che iniziassi a immaginarmelo nelle vesti di brillante autore di satira e critico di costumi, un personaggio di grandezza swiftiana, un fenomeno postrinascimentale, un falò intorno al quale ci radunavamo tutti in cerca di saggezza e calore. Ai miei occhi di diciottenne, la vita di Leonard esercitava una certa attrattiva. L’acne cronica e l’obesità fanno presto a cancellare ogni illusione: meglio fare della solitudine un’amica e della biblioteca il proprio grembo materno e santuario. Poi, di colpo, era crollato tutto. Un giorno Leonard mi confidò di essersi innamorato di Page Talbot. Page era una ragazza del Kansas dai lunghi capelli biondi, il tipo di donna che a tre metri di distanza sembra uno schianto, mentre da vicino si notano gli occhi verdi slavati, la pelle giallastra e l’assoluta inespressività del viso che faceva pensare a una donna adulta tuttora in lutto per la morte del coniglietto di quando era piccola. Ma quando si avvicinava o la si vedeva passare, con quegli ancheggiamenti che sembrava incapace di controllare, in jeans candeggiati dalla salsedine e camicia di tela grezza blu, ci dava la sensazione che per lei saremmo stati disposti a seguirla a piedi fino a Kansas City. Un giorno, in biblioteca, Leonard mi raccontò le sue fantasie. Immaginava di fare l’amore con lei sott’acqua, a cavallo, sulle cattedre dei professori, dentro le cabine telefoniche. Poi disse che avrebbe voluto essere come me, che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di essere come me, in forma, bello, richiesto da tutti. La sua confessione aveva ottenuto l’effetto di sbilanciare in modo bizzarro il mio baricentro mentale. Quella sera ero andato a trovare Page Talbot in camera sua. Portavo calzoni sportivi beige, la migliore approssimazione possibile delle uniformi fresche e inamidate dell’Esercito degli Stati Uniti. Le ero apparso sulla soglia pensando a Burt Lancaster sotto la pioggia in attesa che Deborah Kerr gli apra la porta. La mia carriera di intellettuale era finita.

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Osservare la dinamica della costituzione di modelli nella relazione scolastica e amicale dei due personaggi.

 

Videogames

Videogame: Se mi ami, non morire  G-002

Presentazione :

Questo videogioco racconta il dramma dell’immigrazione attraverso una fittizia conversazione in tempo reale su WhatsApp di una giovane coppia di sposi siriani. I due coniugi sognano di costruire un futuro lontano dal loro paese d’origine e la prima a partire è Nour, la moglie, la quale vuole raggiungere l’Europa. Il racconto della sua avventura è mostrato al giocatore tramite il punto di vista di Madj, il marito, il quale riceve i messaggi di lei durante il suo viaggio. Nour non solo lo fa partecipe di ogni suo spostamento e di tutte le vicende che le accadono, ma chiede consigli, rassicurazioni, gli mostra paure, incertezze e chiede aiuto in merito a problemi importanti.

Il gioco offre l’opportunità di compiere scelte interpretando per tutto il tempo i panni Madj. Le risposte di Madj/videogiocatore nella conversazione possono cambiare totalmente lo scenario nel quale si troverà la ragazza, creando così ben diciannove possibili finali. Nella chat non vengono scambiate solo parole, ma anche fotografie, secondo il linguaggio tipico delle conversazioni effettuate sui social media.

I dialoghi tra i due partner ci arrivano in modo dolce e diretto e danno al giocatore la possibilità di immedesimarsi a fondo nell’esperienza, con la sensazione di conoscere quasi per davvero i personaggi. Vengono proposte delle routine di coppia, dialoghi e messaggi che riflettono una qualsiasi relazione a distanza e il tutto ci suona inevitabilmente familiare.

I punti di forza di questo videogioco sono: la possibilità di entrare in empatia con due personaggi talmente universali (una giovane coppia) da sentirli vicinissimi alle nostre esperienze; il trattare un tema di attualità, che possiamo definire drammatico, esponendone gli eventi più brutali con una sorta di velo che, lontano da inutili pietismi o effetti scenici, riesce ad arrivarci accompagnato da un clima di malinconia, leggerezza ma anche apprensione, inducendoci non a piangere ma a voler capire ed essere in totale empatia con la vicenda.

Il potere immedesimativo di questo videogioco sta proprio nel raccontare la storia – una storia tanto lontana quanto vicina alle nostre realtà – attraverso un tipo di conversazione che usiamo quotidianamente, facendo comprendere a chiunque cosa realmente potrebbe accadere in certe situazioni, scatenando nel videogiocatore una profonda empatia e condivisione.

Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :

Se mi ami, non morire mette in discussione le scelte e i ragionamenti personali del videogiocatore su determinati temi precisi. Obbliga a ragionare in termini morali, chiedendo di decidere cosa sia giusto o sbagliato in determinate vicende; induce a riflettere sulla relazione di coppia, sul valore della fiducia dato al proprio compagno/a o a estranei, sul senso di empatia verso situazioni diverse dal proprio vissuto quotidiano, sulle diversità culturali e sociali, su stereotipi e pregiudizi; porta a riflettere su una certa educazione digitale, riflettendo su un uso diverso e corretto dei social media, in questo caso WhatsApp.

Prima dell'utilizzo del video game si suggerisce di cercare di conoscere al meglio il videogioco preso in considerazione, ad esempio:

  • giocandolo (il videogioco non richiede alcuna abilità specifica);
  • consultare recensioni e articoli sul gioco;
  • eventualmente guardare gameplay, video su YouTube.

 

Spunti di riflessione generali da proporre agli insegnanti:

  • a fronte dell’utilizzo massiccio dei video game nella vita quotidiana dei giovani, si ritiene di conoscere abbastanza questo new media?
  • cosa pensano gli studenti dei video giochi?
  • con quali videogiochi sono venuti a contatto/giocano gli studenti della classe? In che modo sono apprezzati o meno?
  • potrebbe piacere un’attività che implichi l’utilizzo dei video game?
  • si è parlato a scuola dei video game?
  • si conoscono fonti e modi per conoscere i videogiochi più a fondo e saper trovare tra le varie proposte di mercato, quelli di un certo spessore morale?

 

Spunti di riflessione sulle tematiche proposte dal video game:

  • come viene affrontato il tema dell’immigrazione a scuola? Se ne è parlato? In che modo?
  • cosa viene affrontato il tema del razzismo?
  • a scuola si parla o si è parlato dell’attuale situazione politica di alcuni posti a noi lontani, con le loro guerre, guerriglie interne e problematiche?
  • in che modo si potrebbe creare un ambiente di riflessione e empatia con ciò che è ritenuto diverso o lontano dalla realtà degli studenti?
  • si è parlato in classe di tematiche come la giustizia, la fiducia, il rispetto o l’empatia?

Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :

Questo video game mette al corrente gli studenti della realtà della guerra e dell’emigrazione senza troppi elementi disturbanti e negativi e, comunque, inducendo un ragionamento riflessivo e complesso. Così, dà la possibilità di far fare esperienza di valori morali tramite l’esperienza di gioco e promuove l’acquisizione di valori, quali la giustizia, l’amore, l’onestà, la fiducia, il rispetto, la bontà, il coraggio.

Suggerimenti per un possibile laboratorio:

  1. dare alla classe l’opportunità di giocare interamente il video game.
  2. suddividere la classe in piccoli gruppi, dotati ciascuno di un computer con il quale giocare. Ognuno dei gruppi condurrà una propria avventura di gioco, decidendo con i compagni del proprio gruppo le risposte da dare nel video game e arrivando, così, a un possibile finale.
  3. a fine esperienza, si possono confrontare i vari finali ottenuti dai gruppi, dando vita a un momento di riflessione con tutti gli studenti.

 

Riflessioni da proporre sui temi del video game: 

  • che cosa significa per gli studenti la parola immigrazione?
  • cosa pensano gli alunni della storia giocata, dei loro finali e di quelli degli altri? Qualcuno, in particolare, ha colpito di più? Perché?
  • cosa hanno trovato di giusto o sbagliato nella storia?
  • cosa ha colpito di più nella loro esperienza di gioco? Sentono di avere imparato qualcosa?
  • quali sentimenti hanno provato?
  • come si sono sentiti rispetto a certe domande a cui dovevano rispondere nel gioco?
  • come è stato lavorare in gruppo? Come si è arrivati a una risposta insieme?
  • i video game possono essere integrati in qualche attività scolastica, in che modo? Hanno proposte in merito?