Dal film: L'onda - Clip F-012 Inizio : 00:30:24 - Fine: 00:32:18
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In questa clip, il professor Wenger suddivide la classe, spezzando i gruppi abituali. Dividendo i compagni di banco egli vuole spiegare il significato del “potere attraverso l’unità”, attuando, in questo modo, una curiosa strategia didattica.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :
Dal film: Detachment - Il distacco - Clip F-027 Inizio : 00:08:02 - Fine: 00:11:40
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Il professor Barthes si trova a gestire alcuni studenti dal comportamento inadeguato e irrispettoso nei suoi confronti. Una studentessa, al termine della lezione, gli chiede perché ha deciso di “punire” in maniera diversa gli studenti che gli avevano mancato di rispetto allo stesso modo. Il docente le spiega che ha chiesto di uscire dall’aula solo a uno dei due, perché quest’ultimo si era permesso di offendere anche lei e per lui il rispetto tra pari è fondamentale. La studentessa chiede come fa a non rimanere turbato di fronte alle offese che le persone gli rivolgono; il docente spiega che bisogna avere ben chiaro che, molte volte, le persone non sono consapevoli di ciò che dicono.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :
Dal film: Freedom Writers - Clip F-035 Inizio : 00:39:29 - Fine: 00:45:22
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La scena è svolta in classe. L’insegnante, a seguito di un’attenta analisi della situazione generale scolastica, si rende conto che la popolazione studentesca è suddivisa in gruppi etnici; prende coscienza, dunque, che non può iniziare a lavorare con i ragazzi se prima tra questi non vi sia una reale integrazione, fatta di cooperazione e accettazione. Propone dunque un’attività ludica: “Il gioco della linea”. Lo scopo dell’insegnante è quello di far comprendere e fare emergere agli occhi dei ragazzi non tanto le differenze che li allontanano, quanto ciò che li unisce. Durante lo svolgimento dell’attività ludica i ragazzi si trovano gli uni di fronte agli altri, si guardano negli occhi, si connettono con la loro sofferenza interiore, realizzando che ciascuno dei propri compagni di classe si trova in una condizione simile alla propria. Cominciano, dunque, a guardarsi diversamente: per la prima volta non si sentono più nemici. Al termine del gioco, la professoressa Gruwell avanza una seconda proposta educativa: la scrittura di un diario personale; ogni alunno sarà libero di decidere se condividerne la lettura con l’insegnante o con i compagni. È qui che ha inizio il tentativo della insegnante di instaurare un rapporto di fiducia e di rispetto con la classe.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Suggerimenti per l’uso con i preadolescenti :
Dal film: Freedom Writers - Clip F-074 Inizio : 00:07:20 - Fine: 00:11:23
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La scena si svolge in classe, durante il primo giorno di lavoro della professoressa Gruwell. Dopo essersi presentata, assiste a un battibecco tra due studenti che, ben presto, si trasforma in una vera e propria rissa. La professoressa è costretta a richiedere l'intervento di un collaboratore scolastico.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
 
Dal libro: Il Paese sbagliato: Diario di un'esperienza didattica - Passo L-004 (Paura della morte) - Da pag. 383 - a pag. 387
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(Attività svolta con la classe quinta elementare)
“Ieri sera ho guardato il cinema e quando sono andata a letto ho pensato alla morte. Sembrava che nella camera ci fosse una persona che mi rispondesse e io chiacchieravo da sola. Pensavo: «Quando sarò grande mi sposerò, avrò dei figli e poi diventerò vecchia e dovrò morire. Ma perché sono nata?»
Ho detto a mia madre: «Mamma, ho paura della morte, ma voglio morire prima io di te così quando tu morirai io non soffrirò». Intanto pensavo che da morta mi chiuderanno nella cassa e mi porteranno al cimitero e dopo un po’ di giorni i vermi mi mangeranno, i vermi ingordi. Che brutta fine che farò” (Testo di Carolina, scritto in dialetto e pubblicato sul giornale tradotto in italiano).
Conversazione dei ragazzi.
Angelo: - La morte è brutta per chi ama la vita, invece chi soffre muore felice e dice: finalmente ho finito.
Mirella: - “Go finit de tribulà”, dicono quelli che soffrono.
Giovanna: - Chi ha un male e non guarisce più.
Tiberio: - Secondo me la morte è una cosa giusta perché nella vita c’è il bello e il brutto. Occorre anche la morte.
Cosetta: - Secondo me ogni persona ha il proprio pensiero sulla morte.
Umberta: - Gli arabi immaginano la morte come l’inizio di una nuova vita in un paradiso dove c’è tutto quello che in vita non avevano.
Lorena: - Per i cristiani la morte è brutta se hanno peccati e bella se hanno fatto bene perché pensano al paradiso.
Tiberio: - Certi cristiani che hanno colpe, per meritarsi il paradiso fanno del bene.
Donatella: - Hanno detto che dopo la morte comincia un’altra vita. Allora perché siamo nati per avere due vite? Non si poteva subito cominciare con l’altra vita, quella dell’anima? Cosa stiamo al mondo a fare: si nasce, si lavora, si mangia e si cresce e poi si muore. Se fosse una vita che continua allora ci sarebbe uno scopo per vivere. Ma così non capisco perché siamo nati.
Umberta: - Secondo me morire così non è giusto e allora c’è la vita soprannaturale come ricompensa.
Tiberio: - Chi non crede, cosa penserà quando muore?
Umberta: - Secondo me pensa che sarà chiuso in una bara e finisce così.
Tiberio: - Forse il ricordo lo fa vivere ancora un po’. Però io lo escludo perché quell’uomo non può essere ricordato com’era da vivo. Dopo un anno o due lo si dimentica.
Angelo: - A mia mamma è morta una sorella prima che io nascessi e se la ricorda ancora bene.
Cosetta: - Io ricordo benissimo tutti e tre i nonni morti e le loro abitudini.
Lorena: - Io il mio fratellino l’ho visto una sola volta ma non l’ho più dimenticato.
Giampietro: - Anch’io, mia sorella.
Angelo: - Il ricordo vive dentro di noi.
Donatella: - Se c’è il ricordo che mantiene “viva” la persona cara, perché si piange ai funerali?
Fiorella: - Perché lei è morta. Noi la ricordiamo ma non come se fosse viva e presente, è viva nella mente.
Lorena: - Se uno parte possiamo scrivere o telefonare, ma se uno muore non parla più.
Angelo: - Nel nostro ricordo il morto vive e parla.
Mirella: - Nel sogno si può parlare con le persone morte.
Cosetta: - Non solo resta il ricordo, ma resta quello che ha fatto. Garibaldi è morto da tanti anni ma è rimasto quello che lui ha fatto, e così Giotto e altri. Altro esempio: Giuseppe Montanelli non l’abbiamo conosciuto ma sappiamo cosa ha pensato.
Donatella: - Ricordiamo il suo pensiero. È da lì che si conosce una persona, non dalla faccia o dalla sta
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Riflettere sulla distanza culturale fra l’epoca di Mario Lodi e l’attuale per quanto riguarda la propensione dei bambini ad argomentare su temi di rilevanza morale.
 
Dal libro: I turbamenti del giovane Törless - Passo L-008 (Lo strano interrogatorio di Törless) - Da pag. 174 - a pag. 179
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Il giorno dopo, quando gli allievi furono chiamati ad uno ad uno per essere interrogati, Törless era scomparso.
Era stato visto per l’ultima volta la sera prima, chino su un quaderno che in apparenza stava leggendo.
Fu cercato in tutto l’edificio. Beineberg in segreto sgattaiolò a vedere se non era nel nascondiglio in soffitta.
Finalmente fu chiaro che era fuggito dall’istituto e vennero informate le autorità, con la raccomandazione di trattarlo benevolmente.
Intanto era incominciata l’inchiesta.
Reiting e Beineberg, credendo che Törless fosse fuggito per paura delle loro minacce, si sentirono in dovere di stornare da lui ogni sospetto e lo difesero vivacemente.
Gettarono ogni colpa su Basini e tutta la classe testimoniò come un sol uomo che Basini era un ladro e un indegno, che ai più benintenzionati tentativi di correggerlo aveva risposto solo con nuove ricadute. Reiting solennemente dichiarò che lui e Beineberg capivano di aver sbagliato, ma che avevano agito solo per compassione, per non lasciare che un compagno fosse deferito ai superiori per il castigo prima di aver esaurito tutti i mezzi di benevola correzione. E di nuovo tutta la classe giurò che i maltrattamenti a Basini erano stati un’esplosione spontanea perché costui aveva risposto con la peggiore e più volgare ironia ai nobili sentimenti di coloro che intendevano risparmiarlo.
In breve fu una commedia ben architettata, messa in scena con molta abilità da Reiting, in cui vennero fatti risonare tutti gli accenti moralistici atti ad accarezzare gli orecchi degli insegnanti.
Basini conservò sempre un silenzio ostinato. Era ancora paralizzato dal terrore per i fatti di due giorni prima, e la solitudine in cui era confinato, insieme con il tranquillo, obiettivo andamento delle indagini era già per lui una liberazione. Desiderava soltanto che tutto finisse al più presto. D’altronde Reiting e Beineberg non avevano mancato di minacciargli la più atroce vendetta se avesse osato comunque accusarli.
Poi Törless fu riportato all’istituto. L’avevano ritrovato nella città vicina, affamato e stanco morto.
Ora la sua fuga sembrava l’unico punto oscuro di tutta la faccenda. Ma la situazione gli era favorevole. Beineberg e Reiting avevano preparato bene il terreno, parlando del nervosismo da lui dimostrato negli ultimi tempi, della sensibilità morale per cui considerava un delitto il non aver subito denunziato i fatti pur conoscendoli fin da principio, ed era convinto di esser diventato così parzialmente responsabile della catastrofe.
Suggerimenti per l’uso nella formazione degli insegnanti :
Riflettere su come si manifestano i rapporti di forza, per lo più impliciti, nella scuola di oggi fra docenti e alunni, e fra alunni di diversa estrazione sociale.